Povera arte e povera cultura; come vi hanno messe da parte! Adesso anche il Festival di Sanremo è a rischio

La pandemia ha distrutto tutto e si sta comportando come il passaggio di Attila – “dove passa lui non cresce più l’erba” – Ha fatto terra bruciata di tante cose floride e l’arte che è l’anima della cultura è sempre più relegata nei meandri del dimenticatoio. Così la crisi si fa sempre più persistente, si allarga a macchia d’olio e i lavoratori dello spettacolo restano a guardare dalla finestra in attesa di chissà come e chissà quando tutto ricomincerà come prima e meglio di prima. Intanto è di oggi la notizia che anche il Festival di Sanremo, programmato quest’anno dal 2 al 6 di marzo 2021, rischia di saltare la sua annuale programmazione Rai. “L’Ariston è un teatro come gli altri” afferma il ministro Franceschini che assieme al ministro Speranza, di comune accordo sostengono i rischi di dare il via a tale spettacolo, pur con il rispetto delle norme anti covid.  A questo punto Amadeus è pronto a lasciare perdere tutto, sostenendo che un eventuale rinvio a maggio del Festival non avrebbe senso; piuttosto si salti un anno. Insomma è polemica in tutto quello che è un apparato che annualmente garantisce a Rai e case discografiche introiti economici non facilmente reperibili durante l’arco dell’anno. Il direttore artistico del festival Amadeus è pronto ad un vertice dopo essersi incontrato con l’ad della Rai Salini. Insomma, il problema è davvero grosso e non si vede come si possa risolvere in così breve tempo, visto che il ministro dei Beni Culturali Franceschini boccia anche la possibilità di avere dei figuranti nella platea dell’Ariston di Sanremo. “Il pubblico pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e i cinema. Speriamo prima possibile”. Certo, la presa di posizione dei due ministri di Cultura e Sanità è molto chiara ed è convinta a non cedere ad alcun distinguo, ma di fare della manifestazione canora nazional popolare ciò che si fa per ogni altro tipo di spettacolo. Già, ma il problema sta nella perdita di svariati milioni di euro per tutto ciò che gira intorno al carrozzone chiamato Festival di Sanremo. La reazione è di notevole portata e vuole salvaguardare un bene che senza la sua programmazione impoverirebbe ancor di più il mondo dell’arte, della discografia, della Rai, privandoli dei vari, notevoli apporti economici. Adesso la parola va ad Amadeus e al direttore della Rai Stefano Coletta, il quale aveva detto che: “andrà in onda uno show dall’Ariston e sarà protocollato come evento televisivo. Abbiamo lavorato con la Prefettura, con l’Asl di Imperia per fare questo Festival. Sotto l’egida del Dpcm, Sanremo potrà essere meno rischioso. Attenersi al decreto garantisce il rispetto di regole molto strette”. Insomma, la polemica è di casa tra i vertici Rai, il direttore artistico Amadeus e la politica rappresentata dai ministri Franceschini e Speranza. E’ il mantra della salute che viene prima di ogni altra cosa. Peccato che si traduca ormai da troppo tempo in un accumulo di belle parole, di orpelli e ipocrisie che svaniscono nel nulla di fronte la maestosità degli interessi economici. E intanto, in tutto questo caos, il mondo dell’arte continua a non trovare la strada per ricominciare a vivere. Così come tutto ciò che circonda il nostro umano essere, privato delle più basilare regole di convivenza e di relazioni che sono il sale della vita. Festival di Sanremo o no, la questione della ripresa economica sta nella buona salute della gente. Proprio quella che il covid 19 sta martoriando.

Salvino Cavallaro                   

Articoli consigliati